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Newbie di Pignolo? Parti
da qui per cominciare
i l viaggio alla scoperta
della leggenda (e, perché
no, farti bellə con chi
ancora non ne sa).
Addentrati nel
racconto per capire
quanto e perché questo
grande vino rosso
friulano è amato dai
custodi della sua terra.
Il re!
The wine who lived. Sopravvissuto
per un soffio grazie a pochi
viticoltori friulani, oggi è il Grande
Rosso nella terra dei vini bianchi. È
così raro che se ne producono solo
56.000 bottiglie l’anno – di Barolo
se ne fanno quasi 13 milioni*…
– e forse nemmeno il tuo amico
sommelier l’ha mai assaggiato.
I Colli Orientali
sono un susseguirsi
di colline a est di
Udine, che si snodano
fino al confine
con la Slovenia.
La prima traccia è in un
documento del 1398, ma
è tra i vigneti dell’antica
Abbazia di Rosazzo – sui
Colli Orientali del Friuli – che
è stato salvato nei lontani
anni Settanta. Oggi è il vino
rosso protagonista indiscusso
delle colline friulane.
La millenaria Abbazia, si
erge sui Colli Orientali del
Friuli, punto di connessione
fra Occidente e Oriente.
Pignolo è sopravvissuto
alle leggi degli uomini
e del mercato per amore
di vignaioli che hanno
scelto di convivere con la
Natura e intervenire solo
quando è neccessario.
Servono quasi cinque
anni di lavoro per
metterlo in commercio, e
cinque anni sono un bel
po’ di tempo per un vino.
Gli acini sono
piccolissimi,
solo 1 cm!
Tutto inizia da
stupendi grappoli di
uva a bacca nera che
ricordano una pigna.
Gli acini sono
piccolissimi,
solo 1 cm!
Dopo un lungo
affinamento di minimo
48 mesi in barrique di
rovere francese e di altri 6
mesi in bottiglia coricata
otteniamo un rosso dalla
tannicità e struttura
decise, ma composte.
Ruvido e gentile come un
vignaiolo friulano, è il vino
per chi preferisce bere
meno, ma bere bene.
Pignolo è così particolare
che, quando lo provi per
la prima volta, hai la
sensazione di non averne
mai assaggiato uno simile.
caffè
legno
arso
cuoio
Oltre a cuoio, caffè e legno arso puoi avvertire confetture di
amarene alternate a pepe nero, liquirizia, resine e china; ti
conquista con i suoi tannini vigorosi ma bilanciati da componenti
sapide e dense. Rosso rubino, quasi impenetrabile.
Pignolo dà il meglio di sé con carni importanti, grasse, alla brace
come fiorentine e costate, così come alla selvaggina di grossa
taglia. Si accosta con garbo anche a formaggi stagionati.
Newbie di Pignolo? Parti
da qui per cominciare
il viaggio alla scoperta
della leggenda (e, perché
no, farti bellə con chi
ancora non ne sa).
Addentrati nel
racconto per capire
quanto e perché questo
grande vino rosso
friulano è amato dai
custodi della sua terra.
Solo così puoi definire un vitigno che rischiava di
essere cancellato dalle leggi del mercato, ma che
per amore di ciò che rappresenta è stato salvato da
pochi, determinati vignaioli. Persone che hanno
investito e rischiato di tasca propria pur di rimettere
al proprio posto un pezzo di storia friulana.
La fortuna di Pignolo è legata a
uomini come Domenico Casasola,
che ne ha salvato la pianta,
a Benito e Giannola Nonino,
che hanno istituito persino un
premio pur di farlo conoscere al
mondo, e a Girolamo Dorigo che,
tra le colline di Montsclapade, di
cui siamo custodi dal 2012, l’ha
coltivato con profonda dedizione.
Pignolo ha carattere da vendere,
è il Mustang dei vini.
Inizialmente scontroso, grazie al
tempo e alle pazienti cure in cantina Pignolo è diventato uno straordinario vino rosso, capace di mantenere le sue caratteristiche negli anni e competere
con i grandi vini rossi internazionali.
Come
Pignolo, il Mustang è inizialmente scontroso.
Portate pazienza.
Noi lo coltiviamo in collina,
tra terreni asciutti composti
da marna e arenaria – ponca
per i friulani – ben esposti
al sole e protetti dal vento
freddo di tramontana.
Altrimenti, come amava dire
nonno Marino Ermacora,
«tu varâs un vin garp», che
in friulano significa vino
aspro e acerbo. Se il nostro
Pignolo oggi è stato premiato
per cinque anni di fila, lo
dobbiamo anche a te nonno.
Stappare un Pignolo è partire per un altrove
che non ti appartiene, e poi scoprire che ne
fai parte anche tu. C’è chi ama le coccole di
un Hilton, chi è aperto alle possibilità offerte
da un AirBnb e chi preferisce scoprire il
mondo a bordo di Volkswagen California.
Ma anche se parti da turista, non è detto
che tu non possa tornare da viaggiatore.
Da noi trovi un Pignolo
vinificato in purezza, coltivato
a Montsclapade 46.014294 N e
13.367788 E, tra i 100 e i 200 metri
di altitudine di colline protette
dalle Prealpi Giulie e dalle
brezze dell’Adriatico, attorniate
da boschi e da un’infinita
varietà di microclimi.
Bere Pignolo è provare a
capire l'essenza del Friuli
attraverso i frutti che regala.
Montsclapade significa “montagna spaccata”
in lingua friulana
Ci piacerebbe incontrare persone
che vogliano scoprire storie di
contadini e supportarne l’opera
quotidiana con il gesto più
spontaneo che ci sia: comprare
una bottiglia e condividerla
con chi dà valore al tempo.
Con ogni tuo acquisto
garantisci la vita di un vitigno
proteggendolo da regole di
mera convenienza economica
che potrebbero estinguerlo.
E diventi un po’ come noi,
custodi di colline e vigneti uniti
dall’orgoglio di essere parte di
un pezzo importante del Friuli.
Pignolo è molto più di un vino:
è parte di una voce millenaria.
Se non stai nella pelle e vuoi
assaggiare Pignolo prima possibile,
prenota una visita in cantina.
Se riesci ad attendere qualche giorno
e vuoi gustartelo sulla tua poltrona
preferita, fai un salto nel nostro shop.
Se invece la storia di Pignolo ti ha
inchiodato allo schermo, devi sapere
che è solo l’inizio di un viaggio che puoi continuare assieme al dubliner Ben Little e al suo libro Pignolo – Cultivating The Invisible, magistralmente progettato e illustrato da Carin Marzaro.
Un concentrato di creatività, probabilmente il testo su Pignolo più ricco che esista! Ci trovi la storia
di Pignolo e dei suoi salvatori, dati che spaziano da colore e sentori fino
al sequenziamento del DNA, i custodi vignaioli che oggi hanno ancora ilcoraggio di imbottigliarlo e raccontarlo, e spunti per goderne al massimo.
Ermacora © 2022
Copy: Fabiano Braida
Art direction + visual design: Carin Marzaro
Illustrazioni e immagini di: Carin Marzaro, Ben Little,
Luca Zamero e Giuseppe Santocono / ZB IMAGE,
Gaetano Sturolo, Irene Kredenets, Rowan Heuvel, Lefteris Kallergis, Unsplash archive.
il Grande Rosso nella terra dei bianchi
Newbie di Pignolo? Parti da qui per cominciare il viaggio alla scoperta della leggenda (e, perché no, farti bellə con chi ancora non ne sa)
The wine who lived. Sopravvissuto per un soffio grazie a pochi viticoltori friulani, oggi è il Grande Rosso nella terra dei vini bianchi. È così raro che se ne producono solo 56.000 bottiglie l’anno – di Barolo se ne fanno quasi 13 milioni*… – e forse nemmeno il tuo amico sommelier l’ha mai assaggiato.
I Colli Orientali sono un susseguirsi di colline a est di Udine, che si snodano fino al confine con la Slovenia.
La prima traccia è in un documento del 1398, ma è tra i vigneti dell’antica Abbazia di Rosazzo – sui Colli Orientali del Friuli – che è stato salvato nei lontani anni Settanta. Oggi è il vino rosso protagonista indiscusso delle colline friulane.
Pignolo è sopravvissuto alle leggi degli uomini e del mercato per amore di vignaioli che hanno scelto di convivere con la Natura e intervenire solo quando è necessario.
Servono quasi cinque
anni di lavoro per metterlo in commercio, e cinque anni sono un bel po’ di tempo per un vino.
Tutto inizia da stupendi grappoli di uva a bacca nera che ricordano una pigna.
Dopo un lungo affinamento di minimo 48 mesi in barrique di rovere francese e di altri 6 mesi in bottiglia coricata otteniamo un rosso dalla tannicità e struttura decise, ma composte.
Ruvido e gentile come un vignaiolo friulano, è il vino per chi preferisce bere meno, ma bere bene.
Pignolo è così particolare che, quando lo provi per la prima volta, hai la sensazione di non averne mai assaggiato uno simile.
Oltre a cuoio, caffè e legno arso puoi avvertire confetture di amarene alternate a pepe nero, liquirizia, resine e china; ti conquista con i suoi tannini vigorosi ma bilanciati da componenti sapide e dense. Rosso rubino, quasi impenetrabile.
Pignolo dà il meglio di sé con carni importanti, grasse, alla brace come fiorentine e costate, così come alla selvaggina di grossa taglia. Si accosta con garbo anche a formaggi stagionati.
OK, PROSEGUIAMO!
Addentrati nel racconto per capire quanto e perché questo grande vino rosso friulano è amato dai custodi della sua terra.
Solo così puoi definire un vitigno che rischiava di essere cancellato dalle leggi del mercato, ma che per amore di ciò che rappresenta è stato salvato da pochi, determinati vignaioli. Persone che hanno investito e rischiato di tasca propria pur di rimettere al proprio posto un pezzo di storia friulana.
La fortuna di Pignolo è legata a uomini come Domenico Casasola, che ne ha salvato la pianta, a Benito e Giannola Nonino, che hanno istituito persino un premio pur di farlo conoscere al mondo, e a Girolamo Dorigo che, tra le colline di Montsclapade, di cui siamo custodi dal 2012, l’ha coltivato con profonda dedizione.
Pignolo ha carattere da vendere, è il Mustang dei vini.
Inizialmente scontroso, grazie al tempo e alle pazienti cure in cantina Pignolo è diventato uno straordinario vino rosso, capace di mantenere le sue caratteristiche negli anni e competere con i grandi vini rossi internazionali.
Noi lo coltiviamo in collina, tra terreni asciutti composti da marna e arenaria – ponca per i friulani – ben esposti al sole e protetti dal vento freddo di tramontana. Altrimenti, come amava dire nonno Marino Ermacora, «tu varâs un vin garp», che in friulano significa vino aspro e acerbo. Se il nostro Pignolo oggi è stato premiato per cinque anni di fila, lo dobbiamo anche a te nonno.
Stappare un Pignolo è partire per un altrove che non ti appartiene, e poi scoprire che ne fai parte anche tu. C’è chi ama le coccole di un Hilton, chi è aperto alle possibilità offerte da un AirBnb e chi preferisce scoprire il mondo a bordo di Volkswagen California. Ma anche se parti da turista, non è detto che tu non possa tornare da viaggiatore.
Da noi trovi un Pignolo vinificato in purezza, coltivato a Montsclapade 46.014294 N e 13.367788 E, tra i 100 e i 200 metri di altitudine di colline protette dalle Prealpi Giulie e dalle brezze dell’Adriatico, attorniate da boschi e da un’infinita varietà di microclimi. Bere Pignolo è provare a capire l'essenza del Friuli attraverso i frutti che regala.
Ci piacerebbe incontrare persone che vogliano scoprire storie di contadini e supportarne l’opera quotidiana con il gesto più spontaneo che ci sia: comprare una bottiglia e condividerla con chi dà valore al tempo.
Con ogni tuo acquisto garantisci la vita di un vitigno proteggendolo da regole di mera convenienza economica che potrebbero estinguerlo.
E diventi un po’ come noi, custodi di colline e vigneti uniti dall’orgoglio di essere parte di un pezzo importante del Friuli. Pignolo è molto più di un vino: è parte di una voce millenaria.
Se non stai nella pelle e vuoi
assaggiare Pignolo prima possibile,
prenota una visita in cantina.
Se riesci ad attendere qualche giorno
e vuoi gustartelo sulla tua poltrona
preferita, fai un salto nel nostro shop.
Se invece la storia di Pignolo ti ha
inchiodato allo schermo, devi sapere
che è solo l’inizio di un viaggio che puoi continuare assieme al dubliner Ben Little e al suo libro Pignolo – Cultivating The Invisible, magistralmente progettato e illustrato da Carin Marzaro.
Un concentrato di creatività, probabilmente il testo su Pignolo più ricco che esista! Ci trovi la storia
di Pignolo e dei suoi salvatori, dati che spaziano da colore e sentori fino
al sequenziamento del DNA, i custodi vignaioli che oggi hanno ancora ilcoraggio di imbottigliarlo e raccontarlo, e spunti per goderne al massimo.
Ermacora © 2022
Copy: Fabiano Braida
Art direction + visual design: Carin Marzaro
Illustrazioni e immagini di: Carin Marzaro, Ben Little,
Luca Zamero e Giuseppe Santocono / ZB IMAGE,
Gaetano Sturolo, Irene Kredenets, Rowan Heuvel, Lefteris Kallergis, Unsplash archive.